Enzo Petrini
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Andreose aveva la vocazione della scultura e anche quel colpo d’occhio, insieme a una mano forte, che prefigura nel movimento il segno incisivo da cui nascerà il confina plastico delle forme e delle figure erompenti dalla rigidezza della materia. Nel suo fare artistico c’era inoltre una singolare plasticità, quasi una morbidezza che s’imparentava con la composizione luce-ombra del pittorico, mentre la nitidezza di un disegno sobrio e sicuro ben si adattava a sequenze ceramiche di notevole effetto decorativo.
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(…) Sono di quei primi anni (’50 – ’60 n.d.r.) le molte ceramiche pannellate, di cui rimane esemplare il fregio del teatro Astra, ma non erano dimenticati i materiali rigidi, le pietre e i marmi, mentre per “divertissement” e per dono moltiplicava disegni e bronzetti. Via via che a Bassano crescevano i suoi figli, crescevano nello studio-laboratorio in fondo al Margnan i ritratti e gli altari, i pannelli sacri e i monumenti funebri, le stele e i trofei, però continuavano instancabili le ricerche formali per il trattamento materico a fini espressivi, le sculture a cui affidare un messaggio più personale atto a far risaltare una presenza in occasione di mostre e premi.
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Basterà qui ricordare il I Premio alla triveneta di Padova e il premio C.A.D.- M.A. per la ceramica a New York (1947), il premio per la ceramica plastica a Faenza (1953), quello E.P.T. alla nazionale ceramica a Vicenza (1954), la menzione d’onore a Tel Aviv (1964), un “Fiorino” a Firenze (1966), il Premio “uno-a-erre” al concorso internazionale della medaglia (1970).
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E poi le biennali, le triennali, le quadriennali, gli interventi a concorsi internazionali del bronzetto a Padova e, non ultima, la personale antologica del 1982 presso il Museo Civico di Bassano del Grappa. Proprio qui si possono vedere i ritratti degli “illustri bassanesi” Baseggio e Gobbi, mentre altre numerose opere di Andreose sono sparse per la città, dall’altare della chiesa di S. Vito ai pannelli in pietra rossa sulla facciata della chiesa di S. Marco, dalla Fiamma, davanti alla caserma nuova dei Carabinieri, al Tulipano che per iniziativa dei suoi consoci del Lyons Club venne collocato nel Giardino Parolini.
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Andreose non stava chiuso nel suo studio, ma era aperto socialmente, anzi era diventato un uomo della città. sono da ricordare i costruttivi apporti alla civica commissione di disegno, edilizie e ornato, i suoi interventi negli anni della riforma della Scuola Media, di cui egli era professore in Bassano.
Di quella esperienza egli ha lasciato un significativo documento collaborando ai tre volumi e alla guida didattica del manuale di educazione artistica Dall’occhio alla mano (Milano, A. Vallardi, 1967) e in scritti per rassegne e giornali. Egli inoltre fu presidente del Circolo Artisti Bassanesi (C.A.B.).
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La scultura rimaneva tuttavia la costellazione di riferimento e di rotta: con fortissima volontà e costanza fino ai suoi ultimi giorni impegnò energie e fantasia per rimanere sulla direzione portante dell’attuale e dell’autentico.
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Enzo Petrini, Docente di Pedagogia presso l’Università di Trieste
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(Dal Notiziario dell’Associazione “AMICI DEL MUSEO” di Bassano del Grappa n. 2/3 marzo 1990, ed. Minchio Bassano del Grappa)
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